Uno dei lati dello Zerbo ignoto alla maggiornaza dei navigatori, colleghi e quant'altro è la sua frenetica attività di batterista, iniziata nel lontano 1998, proseguita per circa 3 anni con la sua formazione storica (gli Aghe Rase), poi bruscamente interrotta per "smarrimento sequenziale" di bassista e secondo chitarrista (mica cacchi, di quattro eravamo rimasti in due) e solo da due anni (più o meno) ripresa a pieno ritmo insieme agli Psicostasia.
Non saprei spiegare esattamente perché ho deciso di dedicarmi alla batteria: prima dei 15 anni mi ero sempre disinteressato all'attività musicale e l'idea di imparare a suonare uno strumento non aveva mai sfiorato la mia capoccia: mi ero talmente logorato le balle a soffiare in quel famigerato flauto (di plastica, per giunta) nelle ore di educazione musicale alle medie che non ne potevo più.
Poi un avvenimento ha per sempre segnato il mio destino. In una calda estate del 97 ho accompagnato mio padre (fotoreporter) a fare un servizio ad un concerto a Fagagna: vedendo il capellone che si spanzava su una Perl verde/nera sono rimasto letteralmente impallato. Mi sono detto "Hey, ma io sono un batterista! Come ho fatto a non accorgermente prima?". La conferma dell'ormai irrevocabile decisone del fato è arrivata una settimana più tardi, quando un mio amico mi ha fatto magnanimo dono di un paio di bacchette usate (a dir la verità non mi ricordo il perchè di questo strano regalo, fattostà che sono state le prime che ho usato).
Forte di questi segni premonitori degni del più figo degli oracoli (stile Matrix, ma senza biscottini -lol-) ho iniziato un'opera di martellamento selvaggio sui miei poveri genitori, che in pochi mesi sono stati costretti a capitolare e a darmi il loro accordo per l'acquisto.
Nell'indimenticabile agosto del 98 la mia prima batteria faceva il suo trionfale ingresso nella taverna del vostro Zerbo. A dire il vero era una cosa agghiacciante, come è giusto che sia per chi si accosta la prima volta allo strumento: marca sconosciuta, con tamburi dal fusto cortissimo e dal suono orrendo, senza pelli risonanti, nera e con il reggitom che non dava alcuna possibilità di regolazione (dato che manteneva il suo fragilissimo equilibrio solo grazie a un abbondante strato di nastro adesivo).
La povera bestia non è durata molto, dato che lentamente mostrava un progressivo stato di... ehm, distruzione! La mia manina leggera leggera da metallaro in erba non era adatta a delle pelli delicate degne della più fragile delle modelle, e nemmeno il povero charleston con i piatti dallo spessore millimetrico reggeva i colpi...
Bè, per farla breve dopo solo un anno è stata rimpiazzata da una Comet, grezza, cattiva, dura da suonare, che tra l'altro violento tuttora e che non ha ancora tirato le cuoia (ma io le ho cambiato e tirato le pelli, rotfl... ok, la smetto di fare battute imbecilli).
La mia preferita...
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Lo ammetto: ho sempre suonato musica rock, con accenni di punk, metal e tentativi percussionistici degni di un Maori, quindi esprimo un parere basato esclusivamente sulla mia personale esperienza. I batteristi jazz che hanno studiato al conservatorio e si sono diplomati in percussioni con master sulla tecnica del vibrato dodecafonico nel tamburo bantù sono pregati di non offendersi per le inevitabili imprecisioni, generalizzazioni improprie o bestialità assortite che compaiono qui sotto.
La batteria è un oggetto profondamente diverso da ogni altro strumento, tanto da mettere in dubbio la sua stessa natura "musicale". Ci sono batteristi (professionisti o maniaci della perfezione) in grado di accordare i vari tamburi in modo da ottenere un suono armonico, ma la vera anima della batteria non sta nella "musica" comunemente intesa.
E' uno strumento selvaggio e primordiale, viscerale, dotato di una gamma sonora limitatissima. Per questo motivo il batterista viene spesso considerato un po' il minus habens del gruppo, quello completamente privo di velleità artistiche o creative. Un selvaggio, per dirla in parole povere.
- Qual è il modo migliore per far rallentare un batterista?
- Mettergli davanti uno spartito!
Pur non ritenendomi, in generale, un ritardato mentale, devo ammettere che in campo musicale sono poco al disopra di una scimmia.
Quando in taverna prima, ed in cantina ora, si discute dei pezzi, i "musicisti" passano il tempo ad incazzarsi tra di loro su come fare a mettere la strofa sul giro in fa, a provare le note giuste per non far stonare l'assolo con la parte ritmica. E' probabilmente l'unico contesto in cui mi guardo bene dall'esprimere un'opinione.
D'altronde chiunque abbia esperienze musicali sa benissimo che il batterista ha un'autonomia di circa 5 minuti di bla bla bla altrui prima di incominciare ad annoiarsi e ricominciare a suonicchiare sulla sua cara batteria facendosi amabilmente odiare dagli altri componenti della band.
Dopo alcuni tentativi di spiegarmi la struttura delle canzoni con una terminologia appropriata ("c'è un'introduzione in sol, poi entra la seconda chitarra con gli armonici in fa, quando passa in do maggiore entra la strofa", ecc ecc), i miei colleghi si sono dovuti abbassare al mio livello (ora rivolgendosi a me dicono "c'è il pezzo quello na na naaaa na na, poi la chitarra fa i piripirpiripi, quando facciamo ueeeeee il cantante dice yeah burn to hell motherfucker, e poi c'è il pezzo incazzato"). Ammetto che le cose vanno molto meglio.
Nonostante questi miei evidentissimi limiti nessuno ha mai avuto da ridire sulle mie capacità come batterista e questo mi conforta nell'idea che per chi lavora dietro a piatti e tamburi la preparazione musicale è sostanzialmente un optional interessante, ma certamente non una necessità.
- Qual è il modo migliore per far far smettere di suonare un batterista?
- Mettergli davanti uno spartito con delle note sopra!
Suonare la batteria è innanzitutto una cosa divertente. Non ci vuole molto per fare qualcosa di piacevole: si prende una bacchetta e si picchia su un tamburo, prima piano piano e poi sempre più forte. La gioia che si prova nel sentire l'adrenalina che sale sempre di più e che invoglia a picchiare sempre più forte, in un formidabile feedback cuore-cervello-mano-orecchie, è qualcosa di indescrivibilmente glorioso.
Più picchi forte, più il tamburo sembra urlare "si, così, di più, fammi godere!" (ok, non fate commenti...) e questo è forse il motivo per cui quando si inizia a suonare la batteria si tende a correre nella direzione della velocità e della potenza piuttosto che interessarsi alle sfumature timbriche e alla gestione della dinamica. O almeno è quello che succede a me...
Una delle cose più difficili da fare per un batterista non è (come qualcuno potrebbe pensare) suonare forte e veloce, ma imparare a suonare sempre alla velocità giusta e con la potenza richiesta da quel preciso passaggio musicale. Ma detto tra noi un po' di violenza nel momento giusto non ha mai fatto male.
- Perché una drum machine è meglio di un batterista?
- Perché la drum machine è capace di tenere il tempo e non cerca di portarsi a letto la tua ragazza.
La mia tendenza, da buon metallaro, è cambiare un tempo ogni dieci secondi (oppure ogni riff, ogni battuta, ogni rutto del cantante, dipende dall'estro del momento). Questo era "bene" con gli Aghe Rase, ma è profondamente "male" con gli Psicostasia, e spesso causa l'ira funesta del chitarrista più classico (l'altro guitarman è lo stesso degli Aghe Rase... anzi, ne era il fondatore, quindi gioisce con me dei miei accessi di follia chiodata) che ogni tanto deve lasciar perdere qualche nota per riuscire a corrermi dietro.
Non contento, tendo anche ad estraniarmi dall'ambiente che mi circonda (se non altro durante le sessioni di prove). Quindi non solo risulto un "essere bacchettato che pesta come un posseduto e che non tiene lo stesso tempo per più di una battuta", ma suono anche da cieco, visto che spesso chiudo gli occhi o guardo altrove.
Adesso che ci penso, però, dev'essere un bell'effetto vedere un tizio sudato che assassina piatti e tamburi, che guarda nel vuoto e che scuote a destra e a manca i capelli... ehm, no, rettifico: decisamente non deve essere gradevole!
Massì, sto esagerando; non sono sempre così, dai! Dipende dalla canzone che si suona: Black Sabbath sono una cosa, Led Zeppelin un'altra, Metallica un'altra ancora...
- Come si chiama un tizio a cui piace andare in giro con dei musicisti?
- Si chiama "batterista"...
Ci sono parecchi stereotipi sul batterista rock, che viene dipinto come una sorta di animale selvaggio molto stupido, grande bevitore di birra, incapace di provare sensazioni complesse ed articolate ( - avete mai sentito parlare di un batterista che scrive poesie o che si suicida perché ha avuto una crisi esistenziale? no? ecco, appunto... - ), legato al battito primigenio dell'universo da una sorta di ancestrale cordone ombelicale potente e inesplicabile.
Un po' come Hulk, ma senza essere verde.
Personalmente faccio fatica a smentire questo luogo comune (ehm... bè, dovete convenire che almeno sono onesto!).
Se è vero che per imparare a suonare decentemente la batteria ci vuole un'impegno mentale non indifferente e che per maneggiare decentemente le bacchette ci vogliono anni e anni di studio e di applicazione, è anche vero che l'essenza più pura e vitale della batteria non sono i paradidles sincopati a svisature incrociate ma il caro vecchio "bum bum bum" della cassa sui quarti, che è il pilastro su cui viene costruito tutto il resto.
Nel momento in cui studi devi metterci la testa, fare gli schemini e addirittura leggere delle partiture; ma nel momento in cui devi suonare davvero quello che conta è il cuore, il fiato, muscoli e tendini. Chi non ha il bum bum bum che gli rimbalza nel cuore non potrà mai diventare un batterista decente.
Ultime parole. 1- Le simpatiche gag in corsivo sono tratte da
www.cse.ogi.edu/Drum/jokes.html, ma adesso la pagina non esiste più. 2- I batteristi sono tutti uomini: con l'esclusione della batterista di Lenny Kravitz, di alcuni rarissimi fenomeni da baraccone e di un paio di transessuali operati non esitono batteriste donne che superino la soglia della decenza. 3- Mi sto rendendo conto che questa sezione del sito (chiamata non senza un motivo
Cavolate Varie) sta assumendo la connotazione di un blog. Fine.